Rosella Orsenigo è una donna che crede nel valore delle radici e si dà da fare perché la gente non dimentichi. Ha insegnato per una vita e ancora “racconta” tradizioni e leggende nelle scuole.
La sua prima opera – Bosino per tutti -realizzata nel 2006 con Maura Lischetti (Ed. Macchione)- è una grammatica illustrata della lingua della zona di Varese.
Docente di Lettere ha realizzato, con gli studenti, diversi “corti” e ricerche sulle tradizioni locali, una di queste è confluita in Le Mille e una Giöbia (Ed. Macchione -2009) realizzata con Roberta Freri.
L’essere donna, la propria dignità difesa con coraggio, il prodigarsi nel quotidiano per le persone amate sono il fulcro di: Storie di donne raccontate dalle donne (Editore XY.IT- 2010) scritto con quaranta coautrici- i proventi devoluti alla A.N.D.O.S. Onlus -Associazione Nazionale Donne Operate al Seno.
Il Sin – Dal fronte con Amore è l’epistolario di un sergente maggiore, della Prima Guerra Mondiale, nel quale interagiscono una ventina di persone tra parenti e amici. Dagli oltre duecento scritti traspare un amore coniugale insolitamente moderno e si scopre un pezzo di storia della nostra terra nei primi del ‘900.
Tre inverni. Quattro estati. –La grande guerra: speranze, passioni,emozioni al fronte e a casa. Rosella Orsenigo, partendo dalle parole dei protagonisti riportate nei diari, nelle lettere, negli articoli di giornale e nei racconti, offre al lettore la dimensione totalizzante della guerra che generava dolore non solo al fronte, nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, ma anche in chi era rimasto a casa in attesa di un ritorno, in molti casi mai avvenuto.
Una donna che parla di guerra, una rarità…
Rosella afferma che sappiamo tutto degli eroi dell’Iliade e dell’Odissea, e non sappiamo quasi nulla dei nostri padri dei nostri nonni o bisnonni eppure le loro imprese, i loro sentimenti, le loro sofferenze, le loro speranze furono le stesse degli eroi greci.
La “sua” guerra è sì un susseguirsi di momenti eroici e tragici, ma ciò che lei ha cercato di mettere in luce è la storia minuta, quella della gente comune e di quelli che la Storia, quella con la maiuscola, si è dimenticata.
Tre inverni. Quattro estati, il suo ultimo libro è stato richiesto dalle biblioteche di grandi Università come:
Harvard Library, Library of Congress, Yale University Library, Boston College, The New York Public Library, New York University, University of Toronto Library, Bibliothèque Nationale de France, University of Notre Dame, Universitätsbibliothek Bonn, Zentralbibliothek Zürich.
Appassionata di teatro ha scritto e diretto una decina di commedie in lingua locale tra cui A Cazàgh quest e alt, Tant spuèll par nagótt, La curt dul Filipo, Nissùn se insogna de vistìss d’angiul, Te ‘l do mi ul panéll dul moro, S’inn rös e fiurissen.
In prossima uscita una trilogia di testi teatrali.
La fatica di essere donna, già andata in scena, racconta un processo d’adulterio nella Luino del 1900 dalla querela del mese di maggio alla sentenza del 2 di ottobre: pochi mesi densi di preoccupazioni e di rabbie e di eventi.
La fedeltà ai documenti rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Varese e quello Parrocchiale di Luino è totale, come in un romanzo storico solo l’animo dei protagonisti è frutto di immaginazione così come immaginari sono i commenti degli uomini all’osteria o delle donne al lavatoio.
Dai verbali e dalle carte bollate compaiono i nomi degli avvocati del Foro varesino di qul tempo: Gerolamo Piccinelli per la parte lesa e Giuseppe Menotti per l’imputata, Ettore Casati pretore di Luino e altri ancora e persino quello del medico condotto di Luino dottor Pier Luigi Porlezza.
La fatica di essere donna evidenzia le discriminazioni di genere che purtroppo, nonostante siano passati oltre cent’anni, risultano ancora tanto radicate da essere quotidianamente un triste argomento di cronaca.
I stori di donn inn ‘mé i sceres, a dree a vüna an va dree des mette in scena undici vicende processuali, di oltre cent’anni fa, in cui le protagoniste sono accusate o vittime.
L’altro piatto della bilancia, l’ultima commedia della trilogia, racconta altre “ingiustizie” confidando nella giustizia divina.
ROMANZI:
Le mille e una Giobia. Storia e tradizioni tra Varese, Como, Milano
Se noi donne moderne fossimo nate 100 anni fa, avremmo il marito, il fidanzato o il fratello al fronte. E ogni giorno, dalle trincee, ci manderebbe messaggi su WhatsApp. Tra il 1915 e il 1918, nell’era de “gli smartphones-non-li-abbiamo-ancora-inventati”, i soldati scrivevano lettere che arrivavano alle famiglie in tre giorni (più in fretta di oggi, in fondo …). Quantità enormi di carta intrisa di emozioni, speranze e nostalgie.
Rossella Orsenigo, esperta di storia e tradizioni locali, ha raccolgo molte di queste lettere, affidatele da un’amica. La scrittura difficile da leggere, incisa su fogli ingialliti dal tempo, appartiene al sergente maggiore Luigi Giorgetti, detto “Sin”. Prima della guerra, Sin non era che un contadino. Lavorava la terra di suo padre, nella palude di Cazzago Brabbia, sul lago di Varese, per ricavarvi povere cose, come torba e canne palustri. Amava la pesca con i bertovelli (un tipo di nasse). Se c’era un solo pesce, quello non poteva sfuggirgli. CONTINUA…