ROMANZI NOIR DI ANDREA COLOMBO

BIOGRAFIA DI ANDREA COLOMBO

LA STORIA NERA

2 agosto 1980: la bomba che esplode alla stazione di Bologna uccide 85 persone, ne ferisce 200. È uno tra i delitti più sanguinosi nella storia della Repubblica. Gli esecutori sono stati individuati in Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, condannati al termine di una lunghissima e controversa vicenda processuale. Ma i due ex militanti di Nar, rei confessi di rispettivamente 13 e 16 omicidi, hanno sempre negato ogni responsabilità, e da quasi 15 anni si battono per ottenere la revisione del processo. Ora, a oltre 25 anni da quell’episodio tremendo, Mambro e Fioravanti hanno deciso di raccontare la loro verità non solo su Bologna ma su tutta la stagione del terrorismo nero. Insieme ad Andrea Colombo, rileggono una parte controversa e drammatica della storia italiana.

TRAME

Dietro le quinte della storia ufficiale se ne nasconde un’altra, fatta di spie, ricatti, accordi inconfessabili, vite sacrificate sull’altare della ragione di Stato. Manovrata dai servizi segreti ma controllata sempre dal potere politico, questa storia nascosta ha inciso quanto e spesso più di quella nota nei passaggi cruciali della Prima e Seconda repubblica. Sulla base di testimonianze inedite, questo libro ricostruisce le trame nascoste e le attività della diplomazia occulta in tre momenti centrali dell’Italia del dopoguerra: la crociata anticomunista degli anni Cinquanta e Sessanta a colpi di dossier, ritorsioni, alleanze tra l’intelligence e la grande industria, minacce di golpe; l’accordo segreto firmato da Aldo Moro col terrorismo palestinese e i patti con la Libia del colonnello Gheddafi che consentirono all’Italia di aggiudicarsi una posizione privilegiata nella corsa al petrolio arabo al prezzo di chiudere gli occhi su stragi e omicidi; la guerra in Iraq e il sacrificio, ancora oggi pieno di lati oscuri, di Nicola Calipari, l’agente segreto ucciso mentre riportava a casa la giornalista Giuliana Sgrena dopo un mese di sequestro. “Trame” ricostruisce inoltre fatti dimenticati come la prima strage di Fiumicino del 1973; la sparizione dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo, usciti da un hotel di Beirut nel 1980 e inghiottiti nel nulla; l’attacco al Tempio maggiore di Roma del 1982.

UN AFFARE DI STATO

La morte di Moro sarebbe stata decisa sin dall’inizio del sequestro dello statista e niente avrebbe potuto evitarla, questa è la tesi di più ampia circolazione. Diversa invece l’argomentazione di Andrea Colombo che, analizzando il caos di quei 55 giorni di detenzione, ne rintraccia un filo conduttore. Il Pci temeva l’estremismo e la possibilità di un radicamento del terrorismo in una parte della sua base, la De la crisi di governo perché non si sentiva pronta a nuove elezioni; le Br pensavano che senza il clamore di quella violenza sarebbero scomparse. A condannare a morte Moro non furono né la ragion di Stato né le necessità rivoluzionarie, ci spiega Colombo, bensì la convenienza politica a breve termine, la meschina “logica di partito”. La paura di perdere consenso e potere condizionò tutti: i partiti di governo, il Pci ma anche le Br, che un partito si consideravano e che come tale agirono. Il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro furono la conseguenza di un durissimo scontro a sinistra che nel 1978 durava già da dieci anni, e questa “guerra civile” a sinistra ha determinato sia la scelta omicida delle Br, una scelta che gli stessi brigatisti consideravano perdente, sia la rigidità del Pci che di fatto impose alla stessa Democrazia Cristiana la linea della fermezza. Lo scontro finale che si svolse a sinistra nei 55 giorni del sequestro Moro, si concluse senza vincitori.