Nata e cresciuta in provincia di Varese, dopo il diploma al Liceo Classico, mi sono trasferita a Milano dove mi sono laureata Scienze dei Beni Culturali. Sempre a Milano ho frequentato per due anni un corso di recitazione al CTA e ho capito che non so recitare e che preferisco stare seduta in platea, come spettatrice.
Dopo la laurea mi sono trasferita a Torino e lì ho cominciato a lavorare come stagista nella redazione di Juventus Channel e come praticante giornalista nella redazione de La Stampa e in quella di Stadiogoal. Paradossalmente, per la prima scrivevo di sport, per la seconda di cultura.
Sempre a Torino, ho deciso di concludere gli studi magistrali, specializzandomi in Lettere Moderne e ho frequentato la scuola Holden.
In quel periodo ho scritto il mio primo romanzo, Le due metà del mondo edito da Harlequin Mondadori, prima (2015), da HarperCollins, poi (2017), vincitore del Premio della Giuria al Premio Internazionale Il Molinello, del Premio della Critica al Premio Internazionale Montefiore, del Premio della Giuria al Premio Internazionale Città di Cattolica e finalista al Premio Alberoandronico.
Nel 2013 sono tornata a vivere nelle mie zone, per un anno a Milano dove ho lavorato come vestiarista, poi di nuovo in provincia di Varese. Per due anni e mezzo ho fatto la commessa part-time in Svizzera, per potermi permettere di continuare a coltivare le mie passioni.
Dal novembre del 2016 tengo un corso di scrittura creativa riservato agli studenti delle scuole superiori che, nel 2017 è stato aperto a tutti e si tiene alla Libreria Ubik.
Da settembre 2017 aiuto i miei genitori nella sede milanese della galleria d’arte contemporanea di famiglia.
Ho tre grandi passioni, la lettura, la scrittura e la montagna e molti grandi amori: l’arte, la cucina, camminare, i cani (soprattutto i miei), il cinema, le scarpe, il teatro.
La laurea in Letteratura italiana sembra non essere sufficiente a colmare la sua fame di libri. La passione per la lettura, ereditata dalla mamma, l’ha spinta ad esplorare anche il mondo del giornalismo fino a cimentarsi nella scrittura. Con risultati sorprendenti.
Le due metà del mondo racconta due prospettive, due modi di affrontare la vita. Tu a quale metà senti di appartenere di più?
In realtà non saprei. So che sono una persona molto determinata, molto attiva, a cui piace essere l’artefice del proprio destino. Considerando anche il caso, come componente di tale destino. Non mi piace lasciarmi scorrere la vita addosso, preferisco raccoglierla a piene mani e risucchiarla tutta. Nelle sue gioie e nei suoi dolori. Non rifiuto il dolore, tendenzialmente cerco di sentirlo pienamente, di avvertirlo in tutta la sua pesantezza, per poi superarlo. Con l’aiuto di altri, però. Da sola, no. Da sola non ce la farei.
Quanto c’è di te in Maria, l’adolescente inquieta e fragile del tuo romanzo?
Alla sua età ero molto fragile anche io. Ero molto insicura, ma per fortuna il mio contesto era, è diverso. Diciamo che in Maria di me c’è poco. Se non quel senso di inadeguatezza che credo sia tipico di quell’età, il resto è frutto di fantasia e immedesimazione.
Tra tutti i libri che hai divorato, quali sono quelli che hanno lasciato un segno in te? E perché?
Ce ne sono tanti. Negli ultimi anni ho amato tantissimo L’arte della gioia, di Goliarda Sapienza. Mi ha ispirata come donna. Come donna libera. Poi ho amato Murakami, Pavese, la Allende. Ognuno per motivi diversi, ognuno perché mi ha lasciato delle atmosfere, dei sentimenti, dei personaggi diversi. I libri sono una fonte di analisi personale, se uno li legge con profondità. Questi autori mi hanno aiutata a capire qualcosa di me.
Quale autore senti come maestro e mentore, nella vita e nella scrittura?
Non ho un vero maestro o un mentore. Ogni autore mi lascia qualcosa. In positivo o in negativo. Quando è qualcosa di positivo ne traggo ispirazione, quando è negativo capisco dove non voglio andare.
Da dove e come nasce il bisogno di scrivere?
Da un’esigenza profonda. Da una necessità comunicativa. È il mio mezzo per parlare con gli altri, per sentirmi parte della comunità. Se non scrivo per troppo tempo sento le parole ribollirmi nello stomaco e se non le sputo sulla pagina, mi si creano dei grumi di ansia, insoddisfazione, frustrazione. Scrivere è il mio modo per vivere e sopravvivere senza implodere.
Se non facessi la scrittrice, a cosa ti piacerebbe dedicarti?
Alla sceneggiatura. Che, comunque, è sempre scrittura. E non è detto che prima o poi non mi ci dedichi. In ogni caso, non posso stare senza penna tra le dita.
I SUOI ROMANZI
Torino, 4 luglio 2000. Inizia l’esame di maturità. Finalmente termina un percorso di sopravvivenza in una scuola polverosa e puzzolente, nella quale nulla ha la benché minima parvenza di ordine, equilibrio, senso. Solo squallore. Una scuola comoda soltanto perché vicino casa. L’aspetta un futuro in fabbrica ed un lavoro sicuro. Esattamente ciò che Maria non avrebbe mai voluto per sé: desiderava diventare psicologa e mettere in ordine i pensieri delle menti altrui. Salvatore, famiglia benestante, è il suo unico salvagente. Insieme alla lettura. Maria divora, spinta dalla curiosità e dalla necessità di capire e mettere ordine anche nella sua testa, tutto quello che le capita a tiro: romanzi, riviste. Perfino la Bibbia. Ma i soldi non bastano per arrivare a fine mese e Maria deve dare una mano. Il più presto possibile. Addio studi universitari. La felicità è un lusso che la sua famiglia non può permettersi. L’arrivo di Omar non fa che confermare l’attitudine all’infelicità dell’intera famiglia. Nato prematuro, Omar rivela un ritardo mentale. Nulla sarà più come prima. In casa regna la più assoluta ed ineluttabile tristezza e, da buoni siciliani, i suoi genitori, vogliono fare tutto da soli, senza chiedere aiuto ad alcuno. Ma l’orgoglio e l’incapacità di riconoscere il bisogno di un sostegno li porterà verso una china che sembra inarrestabile…
Maria ha un bisogno ossessivo di ordine: il caos del mondo la spaventa e la disorienta. La sua vita di adolescente è fatta di sogni e di relazioni che non sempre risultano gratificanti. La dura realtà è un colpo troppo pesante da sostenere per il suo fragile animo. Per una famiglia di emigrati dal sud, l’unico vero riscatto è il lavoro duro in fabbrica. Ma questo a Maria non basta. Il suo piccolo mondo, fatto di poche, selezionate relazioni rischia di diventare una prigione. Maria lotta contro il mondo, ma soprattutto contro se stessa. Le due metà del mondo racconta la fatica di crescere, ma soprattutto la difficoltà nell’affrontare le sofferenze e curare le ferite, quelle profonde, quelle che lasciano solchi incolmabili. Andare avanti, rinascere, ricominciare. Non sembra esserci altra via. Con uno stile diretto e delicato, e una capacità magistrale di navigare attraverso la mente umana, la giovanissima Marta Morotti dimostra una maturità di analisi psicologica e una sensibilità attenta al particolare fuori dal comune. I dettagli che fanno la differenza stanno tutti nel sapore delle piccole cose, nel valore dei gesti semplici e nella risonanza interiore di ogni attimo vissuto. Con intensità. La stessa intensità che risuona tra le pagine di questo delicato, profondo, appassionato e commovente romanzo.