MARCO MARCUZZI

Marco Marcuzzi è nato a Treviso nel  ’62, all’età di quattro anni  scopre la musica con un pianoforte giocattolo. Cresciuto a Venezia e poi a Firenze, verso l’adolescenza si trasferisce con la sua famiglia in Valcuvia per via del padre il quale, noto illustratore, lavora per alcune case editrici di Milano. A diciassette anni inizia a maturare le prime esperienze musicali nelle emittenti televisive private degli anni ’80, consolidando l’attività di pianista nei locali di musica live dell’epoca, in Italia e in Svizzera. Dopo l’Accademia di Belle Arti di Brera sceglie di dedicarsi totalmente alla musica e nei primi anni ’90 approda a Roma come pianista e arrangiatore di Rita Pavone nel tour USA “Rita is magic” divenendo in quel periodo anche direttore musicale del “Festival degli Sconosciuti di Ariccia” di Teddy Reno. Da Roma, torna a svolgere l’attività di pianista al nord fino a trasferirsi a San Gimignano dove, parallelamente alla musica, intraprende l’attività di fotografo con la pubblicazione di due libri di immagini sulla campagna toscana e la storia del territorio senese per le Ediz. Nuovi Quaderni di Pietro Toesca. Iniziano in questo periodo i primi contatti col cinema per cui inizia a comporre colonne sonore, lavorando con Tonino De Bernardi, Diego Ronsisvalle e con Roberto Guicciardini  nell’ambito del teatro e della danza. Dopo un breve periodo in California, dove lavora col regista Louis Jansen, torna nuovamente nelle valli Varesine e ai laghi, a cui si sente sempre più legato. Ha composto la colonna sonora del film “Il Cantico di Maddalena” di Mauro Campiotti. Oggi, dopo una pausa di rinnovamento interiore che lo ha portato all’attività di scrittore di romanzi noir ambientati nel territorio del Lago Maggiore, è tornato a svolgere l’attività concertistica di musica propria, classica e jazz. Attualmente sta componendo le musiche per un nuovo film di Mauro Campiotti e, come sceneggiatore, a un progetto cinematografico basato su un proprio racconto.

I SUOI ROMANZI:

Eco di sangue a Colmegna

In questo quinto episodio il commissario Florio espatria in Francia alla caccia dell’assassino di un affermato scrittore che aveva trovato un’oasi di pace nel piccolo borgo di Colmegna. Insieme all’inseparabile Sciavino avrà a che fare con un’attrice hard, un trafficante di droga e un fantomatico personaggio dei social network: una catena di miserie umane attraverso le quali l’autore non tradisce il suo “cinismo romantico”. Il Lago Maggiore è come sempre complice di una narrazione incalzante; immancabili sono la Moka e la Pallas, i rifugi di un Florio in perenne conflitto tra la propria anima filosofica e la fredda logica del poliziotto.

Mistero nero a Castelveccana

In questo quarto episodio, il commissario Florio ha a che fare con omicidi seriali. Il killer uccide con sofisticati marchingegni e lascia ogni volta una parola scritta per comporre una frase criptica: un mistero che il commissario, insieme al suo alter ego Sciavino, dovrà risolvere confrontandosi con lo squallore di vicende umane che affiorano dal passato. Per schermarsi da ciò, egli ricorre come sempre ai suoi rifugi dell’anima, come la venerata Citroën DS Pallas. La narrazione è avvincente e non mancano momenti grotteschi e spunti di riflessione che l’autore tinge con quella caustica ironia che lo contraddistingue.

IL RITORNO DI EVA

Eva è una donna omologata: madre apprensiva, moglie efficiente, impiegata in un’azienda che la costringe alla pendolarità tra Laveno a Saronno, casalinga perfetta. Il ruolo femminile nella sua famiglia piccoloborghese di provincia è dunque svolto al meglio, finché l’imprevisto di una mattina diversa dalle altre la mette in crisi proprio su quel treno che prende da undici anni. Nell’arco di ventiquatt’ore, la vita le si capovolge. Costretta a rivalutare relazioni e sentimenti in un mondo che credeva di conoscere, le scelte da intraprendere saranno definitive. La lietezza dell’epilogo soggiace all’interpretazione soggettiva, poiché l’amore è qui visto come un Deux ex machina che giunge a riscattare i diritti dell’anima a dispetto delle convenzioni. Marco Marcuzzi, che ci ha abituati al noir e al giallo classico, ci sorprende con una storia psico-sentimentale consapevolmente usitata e altresì incalzante, velata di suspense ed eros, in un crescendo che non prevede omicidi ma nel quale le miserie umane e il cinismo permangono. Ancora una volta è complice la bellezza del Lago Maggiore, delineata come parte integrante della narrazione.

Ghiaccio tagliente a Ghirla

Dopo “Squillo di morte a Maccagno” e “Inferno a Sasso Galletto”, il commissario Florio torna con un caso inquietante. Una donna trovata decapitata, anonimi scambisti di coppie e improbabili sculture di ghiaccio, sono alcuni degli elementi che caratterizzano “Ghiaccio tagliente a Ghirla”. Come sempre, Florio deve affrontare miserie umane dalle quali evadere con ciò che ormai risponde a una filosofia di vita: la Citroën DS, la Moka Express, le sue gatte, la bellezza dei luoghi. Ancora, la tragedia presenta aspetti grotteschi che tratteggiano il “cinismo romantico”.

INFERNO A SASSO GALLETTO

Dopo Squillo di morte a Maccagno, il commissario Florio torna con un caso al limite del surreale. Un cadavere rinvenuto cotto, una bionda ammaliatrice, una setta religiosa, sono alcuni degli elementi che caratterizzano Inferno a Sasso Galletto, dove Florio s’imbatte in un mosto di miserie umane dalle quali come sempre si scherma fug- gendo nelle sue passioni. La Citroën DS, le sue “feline creature pelo- se” e il caffè fatto con la Moka rispondono a una filosofia di vita. Di nuovo, la tragedia assume aspetti grotteschi tratteggiata da quel “cinismo romantico” con cui l’autore si distingue in una narrazione intensa e avvincente.

LO SPEZIERE DI PORTO VALTRAVAGLIA

Jean Paul adocchia la splendida Giuditta la quale passa per il paese spingendo sulla carrozzina una vecchia signora. Vincendo l’ostilità di quest’ultima, si fa assumere come giardiniere nella loro villa riuscendo a fare innamorare la sua preda. Mediante sofisticati marchingegni, compirà una serie di omicidi per conquistarsi il ruolo di padrone di casa… Jean Paul, però, non ha tenuto conto dell’amore.
La trama, sullo sfondo magico del Lago Maggiore, è intricata e contiene momenti di suspance, humor ed eros. Nei protagonisti convivono facce diverse di personalità complesse che entrano in conflitto disegnando una storia nella quale l’umano e il disumano sembrano non essere più distinguibili.

THRILLOGY

Tre brevi romanzi, tre protagonisti: dal calzolaio, maestro di vita, d’amore e di coraggio di un liceale che marina la scuola; al bigotto, sostenitore di certezze e incrollabili verità; al musicologo, stimato professore in pensione alla ricerca di un’oasi di pace nella sua villa in collina vista lago.
Nel dipanarsi delle vicende i toni leggeri degli incipit vanno trasformandosi in un crescendo di colpi di scena fino a determinare situazioni paradossali, nelle quali la bellezza del Lago Maggiore fa da intimo sfondo all’ineluttabilità degli eventi.
Cinici, spietati e romantici al tempo stesso: questa l’essenza dei personaggi di Marcuzzi, protagonisti che vanno ancora una volta a sfatare il mito di una ‘nobile giustizia universale’.

SQUILLO DI MORTE A MACCAGNO

Maccagno, il lago nero tagliato da una striscia di mezza luna e Il suono feroce di un organo che rompe il silenzio. All’interno del Santuario della Madonnina della Punta, il cadavere di un uomo viene trovato accasciato sulle leve interne dello strumento. Sul ballatoio, una polvere inspiegabile rivela impronte del tutto inusuali. Forse quelle dell’assassino? Ora però, l’atteso matrimonio della nota attrice Fanny deve essere rinviato. Il maresciallo Sileo evince l’imponderabile muovendosi tra pregiudicati e persone insospettabili. Un colpo di scena svelerà la verità, beffa di una morte inutile sullo sfondo di una bellezza di cui nessuno pare essere degno.