GELSOMINA PERILLI

Gelsomina Perilli nasce a Calvello il 20 marzo del 1979, e vive a Varese dal 2006. L’inclinazione per la scrittura si manifesta all’età di vent’anni quando, il 17 aprile del 2000, per caso, inizia a scrivere sotto una pensilina in attesa di un autobus che tarda ad arrivare.

Dopo soli sei mesi completò il libro dal titolo Tra ombra e Luce…Tra innamoramento e Amore, un saggio sull’amore, ma fu solo  nel febbraio del 2002 che riuscì a stampare 250 copie presso la tipografia Armento di Potenza grazie ad un incentivo che ottenne da un istituto di credito locale: merito della sua determinazione e del suo forte entusiasmo  che riuscirono a contagiare e persuadere il Presidente, allora dott.ssa T. Fiordelisi. Decise così di ricambiare la sua stima dedicandole l’opera dopo 14 anni, nel giugno del 2016; opera edita dalla casa editrice Booksprint Edizioni.

Nel 2010 pubblica La vita a piccole dosi, una raccolta di pensieri ed aforismi che ha condiviso con le persone a lei più care in quegli anni, ma è nel 2016 che arriva la grande svolta con la pubblicazione di Sui miei passi in-versi.

Nel 2017 riceve la menzione di merito ” SALVATORE QUASIMODO” per l’opera “Sui miei Passi in-versi”

 

 

 

I SUOI ROMANZI

La vita a piccole dosi

La Sua vena poetica è caratterizzata dalla capacità di dire molto con poche parole: e le parole sono giuste al momento giusto, al di là di qualsiasi progetto letterario e di qualsiasi reminiscenza. Con la poesia Lei entra nel Suo mondo e lo sente con tutte le Sue fibre; il tono è sincero e nitido sicchè il singolo verso vive di vita propria e possiede un proprio fascino.
Il pregio della Sua scrittura sta nell’essere compatta determinata, conoscibile nei suoi significati e nel suo portato globale di esperienza; essa è disponibile a qualsiasi lettura se ne faccia provocata dall’incontro, a un certo punto e a un certo momento, con un’altra esperienza. Ed è un pregio logico e trasmissibile, a un dato individuabile e non occasionale di esperienza, vagliando di volta in volta la scrittura per far sì che in essa viva solo ciò che pesa con una permanenza di significato.

Tra Ombra e Luce…

Tra ombra e luce… tra innamoramento e amore è il primo libro dell’autrice scritto all’età di vent’anni. E’ un saggio sull’amore, o meglio sulle diverse sfaccettature di un sentimento al contempo così inspiegabile e così misterioso. La giovane scrittrice è cosciente di essere abbastanza giovane per poter disquisire sull’amore, ma rivendica anche il diritto a potersi confrontare con il suo vissuto e con le esperienze degli altri. Il libro è in parte autobiografico, ma anche un libro in cui “tutti possono ritrovarsi”. La scrittrice nel saggio, spiega anzitutto la differenza tra amore e amare, poi si sofferma sul significato di amore impossibile, passando per la fase dell’innamoramento e analizzando il contrasto tra amore e odio, e conclude il suo excursus con un quesito: “può un forte sentimento come quello dell’amore distruggere un altro, come quello dell’amicizia?” A conclusione dei ventuno capitoli, Gelsomina non dispensa ricette o risoluzioni per affrontare le pene d’amore, ma fotografa con grande realtà ed estrema sincerità situazioni di vita vera e, racconta l’amore che fa soffrire, quello che fa gioire, quello che nasce come un incantesimo e riesce a durare per tutta la vita. L’amore, come spiegato nel libro, è “qualcosa di indescrivibile, inspiegabile, non commisurato a niente e nessuno, ineguagliabile a volte incomprensibile, quasi invisibile, oggettivamente inesistente: insomma c’è ma non si vede, si può toccare ma è intangibile”.

Sui miei passi in-versi

Intervista nella trasmissione Ophelia’s Friends ,dedicata agli scrittori, su Telesettelaghi, parla della sua raccolta poetica  di 102 liriche di argomento autobiografico “Sui miei passi in-versi” .

 

Sui miei passi in-versi è una raccolta poetica di 102 liriche di argomento autobiografico precorsa da tre saggi in versi: Percorso esistenziale, L’interminabile attesa, La perdizione che ne rivelano il suo modus poetandi e la sua originale forma mentis.

Apre la raccolta lirica Al teatro Apollonio, versi che l’autrice dedica a Morgan mentre si esibisce al pianoforte; sintomo di una profonda ammirazione verso l’artista, il quale apprezza molto e probabilmente stimola Gelsomina al prosieguo. Segue, infatti, un altro brano dedicato a lui.

Sui miei passi in-versi è  per l’autrice una nuova strada che i suoni, i colori, la natura del suo vissuto le suggeriscono di imboccare e che la conducono alla ricerca di una nuova forma espressiva; dapprima in prosa e successivamente in rima. Nelle sue liriche prende posto un armamentario di odi e di tormenti, di orrori e di fantasmi quasi ad impersonarne, a volte, la forma sulle pareti della sua casa, come ci descrive ad esempio nel poema La mia stanza: in un più amaro gusto del nulla e in un sentimento del tempo come soffocazione e rinvenimento.

Ma per contrapposizione inneggia il bagaglio di amori e di conforti, di splendori e di verità su un palcoscenico interiore a sipario, però, aperto.

Si infittiscono nel discorso poetico gli elementi della satira, del saggio, del grottesco in una vena quasi didascalica o di forte struttura ideologica.

Sui miei passi in-versi e’ un’opera in versi che riflette l’immagine della vita che arricchisce e disfa se stessa e, ove nulla esiste di assoluto e di definitivo. Da qui “ inversi”.

Intervista all’autore – Gelsomina Perilli  “Sui miei passi in-versi”

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nata e cresciuta a Calvello, un borgo della provincia di Potenza che conserva un importante patrimonio storico, culturale ed artistico oltre ad un aspetto caratteristico ed affascinante grazie alle sue case in pietra e vicoli raggiungibili solo a piedi. All’età di ventisei anni ho dovuto strappare
le mie radici senza, però, mai reciderle, e allontanarmi dai miei affetti. Motivo, purtroppo, alquanto comune nel sud Italia per i giovani in cerca di occupazione.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Ce ne sarebbero diversi, ma riporto solo quelli a me più cari: “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéri, “Il ritratto di Dorian Grey” di Oscal Wilde, “Il signore delle mosche” di William Golding, “Le notti bianche” di Fedor Dostoevskij, “La strada” di Cormac McCarthy.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Penso che del libro cartaceo non esiste e non esisterà mai una reale perdita. E’ solo una forma di adattamento della società attuale che corre e un pò rincorre i binari del progresso, della comodità, della moda e della celerità. Un buon libro non può e non deve mai spegnersi, anche in assenza di segnale o in stato di batteria scarica.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Al principio è un colpo di fulmine poi diviene un amore ponderato, un po’ come la differenza tra innamoramento e amore. Cit. Tra ombra e luce tra innamoramento e amore. Per me è stato così.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ritengo che scrivere non sia una scelta ma una condizione, o meglio una vocazione. In particolare, però, con questo libro ho voluto dimostrare a me stessa che attraversando i sentieri dell’oscurità potevo riportare alla luce una nuova forma espressiva. Era troppo in fermentazione per lasciarla sonnecchiare. È lei che ha scelto me, non il contrario: l’illustre ed insigne Poesia.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Riscoprire la poesia. Penso che questo libro non vada solamente letto, ma anche studiato. Addirittura qualcuno della mia casa editrice l’ha consigliato alle scuole superiori per abituare, ha detto, lo studente a quella musicalità che spesso manca del tutto nel semplice studio scolastico della letteratura. Sarei veramente felice se arrivasse nelle mani della mia ex docente di italiano.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
A differenza, forse, di molti scrittori io ne ho preso coscienza nel corso della mia vita anche se, come ho raccontato più volte, in realtà è nata per caso o per meglio dire per ammazzare il tempo mentre ero in attesa di un pullman che tardava ad arrivare, sotto una pensilina senza posti a sedere.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
In realtà tutto ciò che racconto nel libro lo ricordo con piacere in quanto frutto del mio vissuto e molte liriche, invece, raccontano di fatti quotidiani vissuti anche con persone conosciute per caso, come i due poemi dedicati alla signora Alfonsina, una simpatica ultraottantenne.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Di non portarlo a termine mai, non è proprio nella mia indole iniziare qualcosa e non completarla ma di non riuscire ad ultimarla nei termini da me prestabiliti, sì. Purtroppo per motivi di lavoro ho dovuto interrompere la stesura che ha penalizzato diversi anni di attesa.
10. Il suo autore del passato preferito?
Il sommo poeta Dante Alighieri.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Purtroppo o per fortuna io sono un po’ più tradizionalista e un libro desidero leggerlo a modo mio, con il suono della mia voce verbale e mentale, con i miei tempi e le mie pause. Sarebbe come indossare abiti di un altro e quindi non mi sentirei a mio agio.

Intervista all’autore – Gelsomina Perilli “Tra ombra e Luce, tra innamoramento e Amore”

 1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È accendere l’interruttore della luce nelle mie tenebre. Attraverso la scrittura vedo le parole, le sento, le tocco con mano, si muovono sulla mia penna e mi trascinano in una stanza illuminata che fino ad un attimo prima era completamente tetra.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Una parte relativa al racconto descrive i miei stati d’animo e una parentesi di vita evocando le emozioni più profonde che ho vissuto in quel momento. Il resto racchiude la psiche di una ragazza di ventuno anni che ha esternato e descritto con un linguaggio semplice l’argomento più complesso ed incomprensibile della sfera umana, ovvero l’amore.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Quello che ha significato per me l’ho capito solo nel momento in cui ho visto per la prima volta l’archetipo. Nel momento in cui lo scrivevo nuotavo in abissi emozionali e non pensavo che stessi scrivendo un libro perché stavo semplicemente denudando la mia anima e spogliando la mia corteccia cerebrale. Ci vuole testa anche quando non si pensa.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Non è stata affatto semplice. Ricordo che scrivevo di getto tutti i titoli che mi venivano in mente di volta in volta e prima di giungere a quello definitivo ne avevo scelti altri sedici. Lo ricordo perfettamente, questo è stato il diciassettesimo e ultimo titolo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
È difficile rispondere a questa domanda perché sono vari gli scrittori che vorrei sempre con me, ma quello di cui non riuscirei proprio a farne a meno è Douglas Hofstader. Mi sento molto vicino a lui per il suo modo di osservare, interpretare e concepire la realtà anche se la matematica per me è tutta un’altra storia.
6. E-book o cartaceo?
Assolutamente solo e sempre cartaceo. Voltare una pagina è come tenere la mano di un bambino alla scoperta del mondo.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho mai deciso di intraprendere la carriera di scrittrice perché essere scrittore è un mestiere, cioè bisogna saperlo fare bene. Io invece non lo faccio di mestiere, quello che so fare bene è dare voce alle parole non pronunciate dalla mia voce, ma dal mio Ego. Grazie agli altri ho capito di avere un dono e i doni vanno rischiarati.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea è nata per caso per smorzare le lunghe ore di attesa alla fermata dell’autobus in una primavera inoltrata di un piccolo borgo della provincia di Potenza e senza neanche una panchina a sedere. Poi ovviamente è diventato un desiderio sino a trasformarsi in un obiettivo, ma il tutto senza troppa consapevolezza. Le cose che si fanno a vent’anni non sono tanto ragionate.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Ho provato ciò che una donna sente quando mette alla luce un figlio, mi sono sentita madre, pur non essendolo mai stato, tenendo tra le mani la mia creatura, la mia prima creatura. È qualcosa che non si può descrivere, ma solo provare. Per me è stato così.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Dopo averlo scritto ovviamente io, le altre sinceramente non ricordo o meglio tutte quelle che conosco del mio paese e non solo. So solo che duecentocinquanta copie sono andate a ruba in poco più di due settimane e oggi grazie a Voi mi ritrovo a dover ristampare il libro a grande richiesta.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Purtroppo o per fortuna io sono un po’ più tradizionalista e un libro voglio leggerlo a modo mio, con il suono della mia voce verbale e di pensiero, con i miei tempi, le mie pause. Sarebbe come indossare vestiti di un altro e quindi non mi sentirei a mio agio.

INTERVISTA CON GELSOMINA PERILLI